Con il suo carico di sacrifici, distruzione, violenza e morte, il secondo conflitto mondiale incise profondamente anche sulla società toscana. A differenza della prima guerra mondiale, anche in Toscana la seconda pesò direttamente sui suoi quasi tre milioni di donne e uomini che non parteciparono direttamente alla guerra, come d’altronde avvenne sia in Europa sia in molte altre parti del mondo. Risulta difficile fare conti precisi, tuttavia i civili toscani che non parteciparono in armi al conflitto furono circa due milioni e mezzo.
Al termine delle ostilità l’Istat provò a fare calcoli dei morti civili oltre che, come per ogni guerra, di quelli militari. Gli storici hanno espresso dubbi sulla precisione di quei computi, ma essi possono dare un ordine di grandezza. Le statistiche parlano di 28.811 morti, di cui 10.399 militari. Dei restanti, civili, le donne conteggiate furono 5.617. Si tratta però di cifre solo apparentemente precise poiché calcolate certamente per difetto.
In ogni caso, anche in Toscana la maggioranza delle vittime fu registrata tra la popolazione civile. Donne, uomini anziani, ragazzi e bambini erano divenuti un bersaglio diretto o indiretto della guerra, furono costretti a sopportare disagi enormi, furono spesso vittime di violenze drammatiche e prolungate che, quando non condussero alla morte, lasciarono sul corpo e nella mente segni molto profondi, con conseguenze che si protrassero per lunghi anni in tempo di pace.
Una tipologia
Anche per la Toscana si può provare a stilare un breve elenco delle tipologie, diversamente dolorose e tragiche, che caratterizzarono la vita in guerra dei civili nel secondo conflitto mondiale.
Bombardamenti, uccisioni e ferimenti accidentali o volontari da parte dei belligeranti, deportazioni, massacri, stupri, violenze sui minori, malattie e carestie causate dalla mancanza di approvvigionamenti, ordinarie rinunce, sofferenze e menomazioni generate dalla carenza di beni di prima necessità e dalle limitazioni imposte alla vita quotidiana: difficile dire se un simile elenco sia esaustivo, ma è rappresentativo della guerra vista dai civili toscani. Di nuovo secondo l’Istat, 7.276 toscani morirono in guerra, fra militari e civili, dall’apertura delle ostilità sino all’8 settembre 1943. E ben 21.535 morirono fra quell’8 settembre, passando per la drammatica estate 1944, e la fine delle operazioni belliche in Italia con il 25 aprile 1945. Nella guerra fascista furono prevalentemente i militari a morire, nella guerra di Liberazione – senza dimenticare il tragico bilancio della lotta partigiana – furono soprattutto i civili a perdere la vita.
Civili non solo vittime
Nonostante ciò, i civili nella seconda guerra mondiale non furono solo e semplicemente vittime.
Anche in Toscana essi fecero esperienza della guerra e sopportarono nella vita quotidiana una grossa parte del peso del conflitto e della mobilitazione delle rispettive nazioni.
Sia nei centri urbani che nelle campagne, che costituivano larga parte del paesaggio toscano del tempo, la popolazione civile fu coinvolta dapprima nella trasformazione del lavoro e nella creazione di un’economia interamente dedicata al sostegno dello sforzo bellico, assistette poi e dovette adeguarsi alla trasformazione degli spazi e alla compressione della vita pubblica, di conseguenza fu costretta a ripensare e riorganizzare la propria esistenza fin negli spazi più privati.
Come in ogni guerra molti degli uomini erano stati mobilitati, le donne furono chiamate a sostituirli nei luoghi di lavoro, in ultimo anche i più deboli, come anziani e minori, furono costretti a partecipare a questo sforzo. Tutte e tutti dovettero far fronte a esigenze elementari, tra cui quella di procurarsi cibo e beni di prima necessità in condizioni nuove e difficili e in seguito anche pericolose.
La vita quotidiana delle persone conobbe cambiamenti e adattamenti dolorosi in tutte le attività pubbliche e private: il lavoro, la scuola, i trasporti, i servizi, l’alimentazione, la sanità, il tempo libero e i consumi.
La guerra e le sue fasi
Nel contempo la vita pubblica e politica, già condizionata e ridotta in spazi angusti dal fascismo, subì dalla guerra una ulteriore compressione.
Sarà bene ricordare che, come tutte le italiane e tutti gli italiani, anche le toscane e i toscani attraversarono e vissero sulla propria pelle tutte le fasi del conflitto.
Il tempo fu quindi scandito anche per loro da una serie di passaggi chiave: 1. Lo scorcio finale del regime fascista, che già si preparava alla guerra; 2. L’avvio delle operazioni e la guerra fascista vera a propria; 3. L’armistizio e l’avvio dell’occupazione tedesca, che accompagnò anche in Toscana l’instaurarsi della Repubblica sociale italiana (Rsi); 4. L’aspra guerra di Liberazione e di Resistenza, che ebbe anche aspetti di guerra civile, fra antifascisti e sostenitori della Rsi; 5. La Liberazione dei borghi e delle città toscane, sotto la spinta congiunta delle forze militari regolari anglo-franco-statunitensi e delle forze della Resistenza toscana. Liberazione che ebbe luogo in quasi tutto il territorio regionale nella tarda primavera-estate del 1944, con l’eccezione di ampi territori nella Toscana nord-occidentale, dove la spinta militare degli adesso Alleati delle Nazioni unite antifasciste si arrestò per ragioni strategiche, cosa che permise la permanenza della Rsi sino alla fine del conflitto; 6. L’occupazione da parte delle truppe alleate dei territori liberati e ricongiunti al Regno del sud e nei quali si fece sentire la nuova amministrazione civile antifascista di nomina resistenziale, e solo infine, con la fine della guerra per tutta l’Italia; 7. Il tanto atteso ritorno alla pace, ma in un’Italia non più fascista e che adesso si avviava verso la democrazia e la Repubblica.
Tante fasi diverse, come si vede, alternatesi nel breve volgere di qualche anno e alcune anche solo nel convulso alternarsi di pochi mesi, nelle quali il peso, i sacrifici e le sofferenze patiti dai quasi tre milioni di toscani variarono continuamente, con analogie e differenze rispetto a quelli che la società italiana nel complesso dovette sopportare nel corso del secondo conflitto mondiale.