I toscani e le toscane
Prima dell’inizio della seconda guerra mondiale la Toscana aveva quasi tre milioni di abitanti.
Il censimento Istat del 1936 indicava in 1.504.115 le donne e in 1.457.917 gli uomini. Di questi, 793.318 erano i ragazzi (avevano un’età compresa tra zero e quattordici anni), 1.158.009 i giovani (avevano un’età tra i quindici e i trentanove anni), 647.534 gli adulti maturi (avevano un’età tra i quaranta e i cinquantanove anni) e 363.171 gli anziani (avevano più di cinquantanove anni).
In sostanza, due terzi degli abitanti della regione aveva meno di quarant’anni.
Guardando alla composizione dei nuclei familiari, quasi metà della popolazione viveva in famiglie (per quel tempo) di medie dimensioni, da quattro a sei persone. Una porzione significativa, circa il 35 per cento, era composta invece da famiglie di piccole dimensioni, formate da uno fino a tre membri. La percentuale restante, circa il 17 per cento, viveva in famiglie ampie composte da sette o più persone.
La formula familiare variava non solo fra ceti sociali diversi, ma anche da area ad area e da provincia a provincia. Ad esempio, le famiglie estese con più di sette componenti (quindi cinque figli) erano il 26 per cento del totale in provincia di Arezzo, 23 in quella di Siena, ma solo il 12 in quella di Livorno o il 15 in quella di Firenze.
Anche in Toscana esisteva una varietà di formule familiari, però le famiglie avevano in media un numero di figli leggermente inferiore alla media nazionale e quindi più basso rispetto al dato nazionale era il numero di figli conviventi in famiglia (solo altre due regioni ne avevano così pochi). In Toscana solo gli artigiani (forse meno poveri di quelli presenti in altre regioni) avevano famiglie un poco più grandi di quelle dei loro omologhi nazionali.
Il peso delle generazioni, come abbiamo già spiegato, era diviso sostanzialmente in tre fasce: bambini e ragazzi (sino a 14 anni) costituivano ben un terzo della popolazione, i giovani e gli adulti (da 15 a 44) circa una metà, gli adulti maturi (da 45 a 64) e gli anziani (da 65 in su) il restante quarto del totale. Si tratta di una composizione ben diversa da quella odierna: nella quale i più piccoli contano per solo il 13 per cento del totale, giovani e adulti per il 34 e maturi e anziani per il 53.
I lavori
Complessivamente in Toscana la media della popolazione attiva alla data del censimento si aggirava intorno al 44 per cento del totale, pur con differenze significative tra una provincia e l’altra (Siena arrivava al 48 per cento, Massa e Carrara si fermava al 38,8 per cento).
La maggioranza della forza lavoro era impiegata nel settore primario (agricoltura, allevamento e pesca). Si trattava in media di poco più della metà della popolazione attiva. La percentuale di addetti al settore primario era naturalmente più accentuata in alcune province dove per motivi diversi l’attività agricola era prevalente: Siena, Arezzo, Grosseto, Pisa e Lucca.
Una parte importante della forza lavoro (30 per cento circa) risultava impiegata nell’industria o almeno nella manifattura, specialmente nelle province di Livorno, Massa, Firenze e Pistoia, elencate in ordine decrescente rispetto alla percentuale.
La restante quota di occupati era distribuita tra artigianato, commercio, trasporti, amministrazione pubblica e lavori domestici, sempre elencando a decrescere.
Le province e i comuni
A livello amministrativo la regione era suddivisa in nove province.
I comuni erano 277.
Dalla più popolosa alla meno abitata, fra parentesi il numero dei comuni, le province erano: Firenze (49), Lucca (35), Pisa (38), Arezzo (38), Siena (36), Livorno (19), Pistoia (21), Massa e Carrara (17), Grosseto (24).
Le due più grandi città, le uniche di dimensione superiore ai 100.000 abitanti, erano Firenze e Livorno. Gli altri maggiori centri urbani della regione erano i rispettivi capoluoghi di provincia, con l’eccezione significativa di alcuni comuni piuttosto popolosi come Prato o Empoli.
La popolazione della Toscana era distribuita in maniera diversa a seconda della provincia. Se in alcune una parte considerevole degli abitanti risiedeva all’interno del comune capoluogo, come accadeva per Livorno (50,1 per cento) e Firenze (39), così non era nelle province più rurali come Grosseto (14,7 per cento), Arezzo (19,8) e Siena (18,8).
In generale, la maggioranza degli abitanti della regione viveva in comuni con meno di ventimila abitanti. Inoltre circa il 40 per cento della popolazione totale abitava in case sparse, con percentuali più elevate nelle province agricole e più contenute in quelle più industrializzate.
La Toscana era quindi la regione italiana che (assieme a poche altre del Centro Italia) aveva ben due quinti della popolazione che abitava non in centri (piccoli o grandi che fossero) ma in case sparse. La media nazionale di questi italiani “isolati” era di solo un quarto. È interessante ricordare che questi “isolati” a parte erano tipici del paesaggio mezzadrile.
Per il resto i toscani abitavano nei capoluoghi, di dimensione non grande, e soprattutto in altri borghi non di dimensioni così trascurabili: gli abitanti nei paesi sotto cinquemila abitanti erano in Italia il 14 per cento del totale, ma in Toscana solo il 3 per cento.
Qualche dato geografico
Anche l’estensione fisica delle province presentava delle differenze importanti, indipendenti dal numero complessivo dei residenti.
Ad esempio Grosseto, la provincia meno popolosa, aveva il territorio più ampio (4.501,15 Km2). Seguivano, in ordine decrescente di estensione: Firenze (3878,44 Km2), Siena (3816,35 Km2), Arezzo (3.201,16 Km2), Pisa (2451,01 Km2), Lucca (1772,45 Km2), Livorno (1219,92 Km2), Massa e Carrara (1155,95 Km2) e infine Pistoia (954 Km2).
A livello morfologico la Toscana era ed è costituita prevalentemente da zone collinari (66 per cento circa) e montuose (25 per cento circa), con una piccola ma significativa parte di territorio in pianura (9 per cento circa). Proprio per queste caratteristiche gran parte della popolazione viveva in zone classificabili come di collina e di montagna.
Per esempio, nel caso della provincia di Massa e Carrara i geografi parlavano di un’unica area agraria di montagna. Al contrario, nella provincia di Pisa quasi metà della popolazione viveva in regioni agrarie classificabili come pianura. Solo in altre quattro province gli abitanti in pianura costituivano una percentuale degna di nota: Firenze (13,3 per cento), Pistoia (15,9), Grosseto (23,6), Lucca (28,0).