Una violenza, mille violenze

Nel corso del conflitto, la popolazione civile della Toscana si trovò esposta a molti tipi di violenza, i cui segni sarebbero rimasti evidenti per molti anni. Oggi si tende a parlare di violenza al singolare, ma è necessario essere consapevoli che così facendo si riassumono in una parola molti tipi di violenze, diversamente dolorose.

In primo luogo, parlando di una guerra, non si può non partire dalla perdita della vita. E la seconda guerra mondiale – a differenza della prima – mieté in generale molte vittime proprio fra i civili. In Italia non disponiamo di statistiche affidabili e precise, ma per dare un ordine di dimensione: morirono in guerra poco meno di mezzo milione di persone, circa trecentomila militari e più di centocinquantamila civili. In Toscana la stessa statistica parla di 35.825 morti, di cui 17.443 militari e 18.382 civili.

Le cifre dei caduti rinviano però a diversi tipi di violenza bellica. Anche rimanendo ai soli civili, si pensi alla diversità fra le morti degli ebrei toscani deportati e assassinati per furore ideologico razzista e le morti dei toscani caduti perché coinvolti in operazioni militari sul territorio regionale; così come diverse erano le morti dei civili inermi morti sotto i bombardamenti anglo-statunitensi intervenuti in una guerra scatenata dai regimi fascisti europei, le morti dei civili sottoposti alle violenze nazifasciste (stragi, “rappresaglie”, ecc.) e le morti degli altri civili che consapevolmente avevano scelto di resistere al nazifascismo e di prendere le parti della Resistenza. Furono tutti toscani morti in guerra, ma le loro storie – e quelle delle famiglie che sopravvissero – erano state assai diverse.

La guerra inferse poi violenze che non condussero alla morte, ma che ebbero talora effetti molto dolorosi. Faremo solo quattro esempi, senza fare graduatorie, per quanto possano sembrare disposte in un tragico crescendo.

La guerra sottrasse alle figlie e ai figli l’affetto, e in molti casi la vita, dei padri e persino delle madri. Si trattò di una violenza sottile, che questi bambini e questi ragazzi portarono dietro per tutta la vita.

La guerra sconvolse, in modi diversi, la mente di molte persone. Le cartelle degli ospedali psichiatrici della regione ne conservano memorie indelebili. Non sempre da questa violenza essi poterono guarire del tutto.

La guerra talvolta non uccise, ma mutilò i corpi di tante persone. È noto il caso dei “mutilatini”, giovani che saltarono su mine lasciate nei campi di una guerra che attraversò gran parte del territorio regionale. Anche questa violenza, che pure era stata fisica, a cui i mutilati sopravvissero facendo ricorso a tutte le proprie energie, non poteva non lasciare ferite durature e profonde.

Infine, anche in Toscana, la guerra fu fatta pure sul corpo delle donne. Come in ogni conflitto, durante il suo scorrere e anche quando le operazioni conoscevano una sosta o erano finite, non mancarono combattenti maschi che abusarono di donne malcapitate. Quando anche la violenza sessista non portava a tragiche conseguenze, la mente delle donne abusate rimaneva segnata per sempre e nonostante la guarigione del corpo anche il loro posto nella società era messo in discussione.

Ma questi sono solo alcuni fra i tanti tipi di violenza che nessuna statistica dei “caduti in guerra” mai riporta, e che invece dovrebbero essere tenuti in massimo conto per comprendere il peso della guerra sulle popolazioni civili.

 

Violenze prima, durante e dopo la guerra

Qualunque tipizzazione delle diverse violenze belliche deve tener conto che esse si modificarono con lo scorrere del tempo, e a seconda delle varie fasi del conflitto esse furono diversamente importanti e frequenti.

Ad esempio, con l’inizio della guerra, per controllare più possibile il “fronte interno”, il regime fascista potenziò e inasprì il livello di sorveglianza attuato sulle persone aumentando l’intensità della propaganda, la censura e con esse la repressione attraverso il suo capillare apparato poliziesco.

Poi, quando la guerra si avvicinò all’Italia, a partire dalla primavera del 1943, i toscani provarono sulla propria pelle il terrore dei bombardamenti. Molti centri urbani della regione – con porti, zone industriali, snodi ferroviari o strategici, ecc. – furono letteralmente sconvolti dalle bombe con numeri elevati di vittime e feriti tra i civili. La sola città di Livorno subì più di cinquanta incursioni aeree e la popolazione fu continuamente terrorizzata dai ripetuti allarmi lanciati dalle sirene.

 

Infine, dopo l’armistizio la popolazione della Toscana fu costretta a fare i conti con la cieca barbarie del Reich nazista. Nel corso dell’occupazione della regione e durante la ritirata verso nord i tedeschi si resero responsabili di stupri, uccisioni indiscriminate, rappresaglie e stragi di civili di ogni età, senza risparmiare donne, anziani e bambini.

Da ultimo, durante il passaggio del fronte, la popolazione fu costretta a fare i conti con un livello di violenza mai raggiunto in precedenza, a cui si sommarono privazioni materiali come la fame e la sete. Nell’impossibilità di mettersi al riparo, molti civili caddero uccisi nei combattimenti o per i colpi di artiglieria, altri rimasero invalidi, mutilati, ciechi o sordi per le ferite e i traumi subiti o, nei casi peggiori, non si riebbero mai da quei traumi perdendo completamente la ragione.

Dopo il passaggio del fronte, un numero difficilmente calcolabile di civili cadde vittima di mine, bombe o proiettili di artiglieria inesplosi. Il fenomeno si prolungò per diversi anni portando gli ultimi strascichi della guerra anche in tempo di pace.

Va anche aggiunto – per quanto non si possa ovviamente parificare o anche solo accostare queste violenze con quelle precedenti – che con l’arrivo delle forze armate anglo-statunitensi che avevano liberato la regione con l’ausilio della Resistenza, le condizioni migliorarono nettamente, ma si verificarono anche abusi contro la popolazione (violenze, rapine, omicidi). Ancora una volta non mancarono donne che furono costrette a pagare un prezzo assai alto, subendo violenze e stupri anche da parte di chi era stato fra i liberatori.