Nel 1940, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, le donne toscane, come quelle del resto del Paese, venivano da un ventennio di propaganda fascista che le aveva confinate in una posizione subalterna. Negli stessi anni, in altri Stati democratici europei invece, sia pur non senza contraddizioni, le donne si erano in qualche modo emancipate ottenendo, per esempio, il diritto di voto; mentre nell’Italia fascista la propaganda e la politica le avevano confinate nel ruolo di mogli e madri.
Con l’entrata in guerra del Paese, questa condizione conobbe alcune importanti trasformazioni. Cambiarono gli equilibri interni delle famiglie, le donne furono costrette a nuovi e gravosi compiti, mentre i lavori di cura e di assistenza continuarono a ricadere sulle loro spalle. Ovviamente anche in Toscana tutto ciò avveniva in maniera diversa a seconda dei vari ceti sociali, fra campagna e città e fra famiglia e famiglia, ma il peso della guerra si fece sentire ovunque.
Donne di Toscana
Le donne toscane erano poco più di un milione e mezzo (un po’ più dei maschi). Come quella italiana, la società toscana sin dall’Unità aveva conosciuto una prevalenza del numero dei maschi sulle femmine: l’inversione era avvenuta da non molto tempo e in regione avvenne più tardi e con un numero di maschi sempre un po’ superiore al dato nazionale. C’erano insomma al tempo della guerra più donne che uomini, ma con più uomini che in tante parti d’Italia e fra gli anziani c’erano più maschi che femmine. Le campagne e i borghi, erano per quanto riguarda gli anziani più maschili che femminili. È evidente che questo dato contribuì ad aggravare il peso della guerra sulle donne toscane.
Fra quelle considerate dai censimenti “in età da marito” (escludendo quindi quelle con meno di 14 anni), le coniugate erano il 42 per cento del totale, le nubili erano il 22 per cento del totale e le vedove il 12 per cento.
Proprio sulle donne giovani ricadde il peso maggiore delle cure, visto che una parte delle anziane era anch’essa più oggetto che soggetto di cure.
Le toscane e le nuove necessità imposte dalla guerra
La guerra costrinse le donne toscane a prendere in mano le redini delle famiglie, a partire dal loro sostentamento, e le espose a situazioni nuove e difficili. In Toscana il numero delle vedove o divorziate era più basso della media nazionale e soprattutto più basso (in particolare nei centri urbani) era il numero delle famiglie con a capo una donna (che a livello nazionale era di una su sei), vista la tradizione che vedeva le donne senza marito convivere con altre famiglie. I valori inferiori alla media nazionale si segnalavano principalmente nei ceti popolari (artigiani, contadini, operai). L’esperienza delle donne toscane fu pertanto particolarmente inedita e pesante, ora che mariti, figli e talora padri erano stati portati lontano dalla guerra.
Ovviamente non mancavano le differenze fra province. Le donne mature (da 40 a 59 anni) e anziane (da 60 in su) costituivano il 19 per cento del totale in provincia di Firenze, ma solo il 15 in quelle di Grosseto e Massa-Carrara.
Il lavoro
Con l’inizio della guerra, anche in Toscana mutarono e si estesero le forme di lavoro femminile. Per l’assenza di molti uomini e l’urgenza di manodopera creata dal conflitto, sulle donne ricaddero nuove incombenze.
Per le donne che vivevano nelle campagne, al gravoso lavoro domestico e di cura dei bambini e degli anziani si aggiunse un maggiore impegno nel lavoro dei campi e nella cura del bestiame, occupazione in cui già prima della guerra svolgevano un ruolo importante ma forse non di primo piano. In questo contesto, il sostentamento di molte famiglie iniziò adesso a dipendere in maniera determinante dal lavoro femminile.
Con l’aumento progressivo della mobilitazione degli uomini, nei centri industriali della Toscana le donne furono chiamate nelle fabbriche per sostenere la produzione e il crescente fabbisogno richiesto dalla guerra. Molte donne furono impegnate anche nei servizi e come impiegate. Senza dimenticare tutte quelle che prestarono servizio come infermiere nel corso di tutto il conflitto. Vecchi compiti di cura e nuovi lavori spesso si sommarono e divennero drammatici con gli sconvolgimenti connessi al passaggio del fronte.
La guerra in casa, la violenza, la Resistenza
Proprio per questa inedita centralità dettata dalla contingenza e dall’assenza degli uomini, le donne pagarono un costo altissimo nel periodo in cui la guerra imperversò direttamente sulla Toscana.
In un contesto di precarietà estrema, con i centri urbani sconvolti dai bombardamenti e le campagne attraversate dagli sfollati e dalle parti in lotta, su di loro gravò il peso della sussistenza dei figli e degli anziani, della cura dei bisognosi di ogni tipo, del sostegno agli armati della Resistenza: il tutto reso ancora più pesante dalla condizione di guerra totale in cui le più elementari forme di assistenza ai civili tendevano a saltare o a essere del tutto insufficienti.
Oltre a ciò le donne furono spesso vittime della violenza diffusa che la guerra portò con sé, il loro corpo fu un ulteriore campo di battaglia: oggetto di stupro, di sfruttamento e di violenze da parte dei belligeranti.
In questo contesto non va dimenticato il grande contributo (e il sacrificio) che le donne toscane seppero dare alla Resistenza, agendo direttamente, talora anche come combattenti, oppure fornendo supporto, ricovero, nascondigli e rifornimenti alle bande partigiane che operavano in Toscana.