Perché un sito web sul peso della seconda guerra mondiale sulla società civile in Toscana

Le pubblicazioni e i siti web sulla partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale abbondano.

È possibile leggere innumerevoli libri e saggi, navigare su internet in numerosi spazi dedicati alla guerra fascista (1940-1943) o alla guerra di Liberazione (1943-1945) o a entrambe.

Da sempre è stata riservata attenzione ai caduti in guerra, soprattutto militari: il loro ricordo è tenuto vivo dal Ministero della Difesa e dall’associazionismo combattentistico e d’arma. Più recente, ma più forte, un interesse è cresciuto attorno ad una parte delle italiane e degli italiani di quegli anni, sotto la prospettiva e la categoria delle “vittime”: quindi numerosi sono i siti sulle vittime dello sterminio razziale, della repressione nazista della Resistenza armata e politica, della deportazione politica, delle stragi nazifasciste ecc.

In tutto questo, si rischia di perdere di vista quanto avvenne alla stragrande maggioranza delle italiane e degli italiani: la popolazione civile.

 

La vittima, le vittime, la popolazione civile

Qualche anno fa, lo storico britannico Tony Judt analizzò la memoria della seconda guerra mondiale in Europa. Notò, con suo sconcerto, che i tedeschi nel mezzo secolo del secondo dopoguerra erano passati dal silenzio dei primi anni ad una assunzione del proprio passato nazionale (soprattutto in merito alle proprie corresponsabilità nello sterminio nazista degli ebrei) ad una fase – a cavallo fra fine del Novecento e nuovo secolo – in cui l’interesse si spostava ai tedeschi durante la guerra, visti anch’essi come vittime della guerra. Era, secondo Judt, un altro modo per non pensare alle vittime (ebree, europee-orientali e in genere europee) della guerra di Hitler?

Questo sito guarda alle condizioni delle popolazioni civili fra la fine degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale ma non intende ignorare le vittime del fascismo (in Africa, nei Balcani, in Europa, nella stessa Italia). Semplicemente suggerisce di guardare agli italiani in guerra dal punto di vista non dei loro responsabili politici o di chi fra loro combatté (nelle forze armate regolari del fascismo, o in quelle della Rsi, o nella formazioni della Resistenza antifascista), ma da quello della popolazione civile.

Nella guerra totale del 1939-1945 anche i civili furono coinvolti, e anche fra essi la guerra mieté vittime.

Ma indipendentemente dal loro status di vittime o meno, è alla storia sociale delle popolazioni civili, alle difficoltà della loro vita quotidiana, ai loro morti che si intende guardare.

Anche perché quelle popolazioni costituirono la gran parte delle italiane e degli italiani, di cui talora ci si dimentica.

 

Civili in guerra

Alla fine dell’Ottocento, si disse che la storia sociale (di allora) era la storia senza la politica.

Ovviamente oggi non è più così. E la storia di una popolazione in guerra non si potrebbe fare senza tenere conto della politica e delle istituzioni: chi volle la guerra? Chi la dichiarò? Chi chiamò i civili ad armarsi e ad andare a combattere? Chi furono gli occupanti (nel caso di un territorio occupato)? Chi collaborò con gli occupanti e chi invece resistette loro, anche prendendo le armi? E quali ideologie e visioni del mondo si scontrarono in guerra? La storia di una guerra, e delle popolazioni in una guerra, si basa sulle risposte a queste domande.

Eppure troppo spesso, in questo, la popolazione civile si perde, scompare, quasi non fosse esistita. Per certi versi, è come se perdesse una volta ancora la sua guerra.

Solo un approccio di storia sociale, delle mentalità, delle esperienze – a partire da una pluralità di fonti documentarie, compresa quella orale, ma non limitandosi ad essa restituisce la parola ai civili non combattenti e alle loro vittime.

 

Un capitolo poco studiato, e poco conosciuto

Questo sito web è il frutto di una ricerca documentaria e archivistica sui civili toscani nella seconda guerra mondiale.

Non ignora che essi passarono, fra il 1939 e il 1945, attraverso molteplici e assai diverse esperienze. Gli ultimi anni di pace del regime mussoliniano, la guerra fascista, la guerra di Liberazione con l’occupazione da parte delle forze del Reich nazista e con la presenza della Repubblica sociale collaborazionista, i mesi successivi alla Liberazione (attorno all’estate 1944) ma prima che la guerra finisse davvero in tutta la Penisola, infine, con il 25 aprile 1945, la Liberazione, la democrazia e poi la Repubblica. Eppure, a fronte di cesure politiche e militari, non poche linee di continuità percorsero questi anni dal punto di vista delle popolazioni civili.

È questo un capitolo poco studiato dalla storiografia, che invece si è lungamente e proficuamente applicata alla storia politica e militare del regime e dello scontro fra fascismo e antifascismo. E anche per questo poco conosciuto dalle italiane e dagli italiani di oggi.

Invece, le vicende delle popolazioni civili rappresentano un capitolo decisivo della storia della guerra, così come di quella della perdita di legittimità e di consenso del regime fascista o della sua reincarnazione collaborazionista della Repubblica sociale, e così della nascita e del rafforzarsi delle basi sociali e di legittimità di chi contro di essi resisteva e combatteva, sino alla costituzione della democrazia e della Repubblica.

 

Una storia piena di differenze

Quella dei civili in guerra, nel nostro caso quella delle toscane e dei toscani civili nella seconda guerra mondiale, è una storia molto articolata.

Mentre una parte dei maschi dal 1940 al 1943 era stata portata dal regime a combattere su tanti fronti – dall’Africa ai Balcani, dalla Francia alla Russia – e mentre poi fra il 1943 e il 1945 una parte di quei toscani, come di tutti gli italiani, finì per combattersi in una guerra fratricida fra chi voleva il ritorno del fascismo e chi invece combatteva per la libertà e per la democrazia, l’esperienza della guerra e la vita quotidiana delle popolazioni civili rimaste a casa fu assai diversificata.

I maschi non chiamati dal regime a combattere, le donne rimaste a casa e costrette a nuovi impegni e a inaudite preoccupazioni, bambini e ragazzi cui la guerra rubò l’infanzia e la gioventù, anziani che si videro privati del sostegno dei figli: tutti videro e attraversarono gli anni di guerra in modalità diverse.

Naturalmente, la prima diversificazione fu quella legata alle differenti fasi del conflitto: dapprima la guerra combattuta lontano dal suolo patrio, poi la guerra in casa; dapprima una guerra comunque nazionale, poi una guerra che ebbe aspetti anche di conflitto civile.

Ovviamente, diversa fu l’esperienza della guerra fatta dai civili a seconda della condizione sociale di partenza: se benestanti o proletari, se impiegati o contadini. Assai diversi furono gli anni di guerra di questi civili a seconda se vivevano nelle città, nelle campagne o nei tanti borghi medi e piccoli di cui era fatta la Toscana.

Ancora, assai diversa fu la loro esperienza della guerra a seconda delle aree della regione in cui vivevano: se abitavano lungo la costa o in vicinanza a un porto come quello di Livorno, esposto ad attacchi bellici; se risiedevano in paesi o poderi isolati o se invece collocati lungo le grandi arterie di comunicazione, che quando la guerra si avvicinò al suolo regionale rappresentarono uno dei primi obiettivi delle forze armate contrapposte. Ogni provincia della Toscana, e al suo interno ogni loro area, conobbe una guerra un po’ diversa.

Ci furono poi esperienze particolarmente drammatiche: come quelle degli ebrei toscani, prima perseguitati nei loro diritti dal fascismo e poi nelle loro stesse vite dalla furia nazifascista; o quelle degli abitanti dei piccoli borghi della Toscana che subirono la violenza indiscriminata delle stragi nazifasciste.

Infine, è evidente che la guerra di queste toscane e di questi toscani fu diversa se confrontata con le operazioni della guerra regolare dei grandi eserciti, o se messa al difficile confronto con  la guerriglia delle formazioni partigiane e antifasciste.

Una storia così differenziata non può essere raccontata in poche pagine di un sito web che non voglia diventare un pesante saggio storico.

Questo è invece un sito che vuole soprattutto e solo mettere all’attenzione dei suoi lettori un tema poco studiato e poco conosciuto, sollevare alcune domande (più che poter dare tutte le risposte) e ricordare un punto decisivo della storia regionale e nazionale di quegli anni.

Per questo precisiamo qui che – pur parlando di un tema troppo spesso ignorato – non tutte le risposte potranno venire da questo sito.

Esso però intende ricordare che ogni guerra non è questione solo di politici e combattenti. Anzi, soprattutto per una “guerra totale” come il secondo conflitto mondiale, il coinvolgimento dei civili è una pagina di enorme rilevanza.

Non conoscendola, molti l’hanno dimenticata.

Non studiandola, alcuni se la sono cavata sostenendo che la società civile era un’ampia “zona grigia” fra due minoranze combattenti (dandone quindi una schematica lettura “politica”, e non sociale).

La storia delle popolazioni civili della Toscana (e dell’Italia tutta) sotto la seconda guerra mondiale è invece un tema complesso, articolato e soprattutto decisamente importante, sia per capire il fascismo e la sua fine, sia per intendere la democrazia e le sue origini, sia ovviamente per intendere più a fondo la seconda guerra mondiale.